Lettera aperta a La Stampa
RICHIESTA DI RETTIFICA, ai sensi di legge
LETTERA APERTA di ROBERTO JONGHI LAVARINI
Alla Direzione de LA STAMPA
Al Sindaco di ORNAVASSO
Giovedi 14 ottobre 2021
Ho letto più articoli de La Stampa sulla mia persona, li ritengo decisamente poco professionali da un punto di vista deontologico, perché nessun giornalista si è prima premurato di sentire anche la mia versione dei fatti.
Chiarisco subito che sono semplicemente indagato, avvisato e garantito, dalla Procura di Milano come normale atto dovuto dopo una generica denuncia fatta da due sinistri esponenti politici dei Verdi Europei. Il tutto nasce da una strumentale bolla mediatica del sinistro giornale Fanpage, creata volutamente a tre giorni dalle elezioni amministrative, per danneggiare Fratelli d'Italia e la sua inarrestabile ascesa come primo partito politico italiano. Gli infami video di Fanpage sono il frutto avvelenato di un montaggio taglia e cuci, assolutamente scorretto, di 100 ore di girato abusivamente, anche in luoghi ed eventi privati, da una spia provocatore, infiltratosi, per cinque anni, negli ambienti della destra italiana, come finto amico e patriota. Sono quindi sereno, certo di non avere commesso alcun reato. Saremo noi a denunciare questi pseudo giornalisti per violazione della privacy, false generalità, istigazione a delinquere, e diffamazione aggravata a mezzo stampa, chiedendo loro un cospicuo risarcimento danni che daremo poi in beneficenza.
Preciso che sono l'unico della mia famiglia, da sempre, schierato politicamente a destra: militante del MSI, dirigente di AN e della Fiamma Tricolore, poi, pur indipendente e non iscritto, attivo sostenitore della Lega e di Fratelli d'Italia. Mio padre Cesare è stato dirigente della Democrazia Cristiana. Mio nonno Edmondo apolitico di idee conservatrici e monarchiche, impegnato nel mondo cattolico. Il mio bisnonno Cesare monarchico antifascista, fondatore del Partito Popolare di Don Sturzo in Ossola e sostenitore dei famosi "Fazzoletti Verdi" della Val Toce, del quale, peraltro, faceva parte il nostro lontano cugino Sergio Jenghi, ufficiale degli Alpini. Peraltro, pur dichiaratamente cattolico popolare antifascista, ha continuato tranquillamente a fare il dirigente delle Regie Ferrovie e il docente universitario anche durante il "famigerato" ventennio...
La storia la scrivono i vincitori, e questa è cosa ovvia e risaputa ma anche sul mito della Repubblica Partigiana dell'Ossola ci sarebbero molte cose da dire. Lo farà presto un libro dove, ad esempio, si parlerà dei quindici walser italiani di lingua tedesca arruolatisi volontari nelle Waffen SS germaniche e della decina di combattenti georgiani anti comunisti, rimasti fedeli all'Asse, che, dopo la guerra, parlando tedesco ed essendo popolo caucasico di montagna, trovarono naturale rifugio negli alpeggi ossolani, come pastori e taglialegna.
La guerra civile è sempre una tragedia che divide popoli e famiglie, solo la verità storica e il reciproco rispetto può portare ad una vera pacificazione nazionale. Invece con l'antifascismo militante e vecchie disposizioni costituzionali che dovevano essere transitorie, si continua a dividere gli italiani, con un terzo di essi, io certamente fra loro, che mai festeggerà il 25 aprile.
Infine "Barone Nero" è solo un goliardico soprannome che altri mi diedero a fine anni '80. Gli Jonghi Lavarini sono stati riconosciuti "nobili decurioni" di Ornavasso e "patrizi ossolani" da SM Re Umberto I. Ma i miei antenati hanno sempre usato le insegne araldiche baronali, da almeno tre secoli, presenti anche nelle nostre storiche case di Ornavasso, Vogogna, Piedimulera, Domodossola e Mergozzo, per precedente tradizione vallese in quanto legittimi e documentati eredi dei "Freiherr von Urnavas", riconosciuti tali dalle competenti autorità internazionali. Tale titolo/termine tedesco è stato, nei secoli, erroneamente tradotto in barone, abbinandolo alla baronia dei Visconti di Ornavasso, ma più correttamente andrebbe tradotto nella sua valenza etimologica tradizionale antico germanica di liberi signori.
Ed io questo semplicemente sono: un uomo libero e coerente, che da importanza solo alla vera nobiltà che non è di nascita, ma personale, di pensiero e azione. Ho sempre manifestato le mie idee nelle sedi e nei modi opportuni, e mai in occasioni legate alle feste e alle tradizioni di Ornavasso, paese magico che amo e al quale sono profondamente legato.
Invito tutti, giornalisti, sedicenti storici ed esperti (senza alcun titolo e riconoscimento scientifico ufficiale) amministratori e notabili locali, a maggiore prudenza e professionalità, perché non vorrei essere costretto, a tutela mia e, soprattutto, del buon nome della mia famiglia, a denunciare qualcuno, tantomeno un mio compaesano.
Dott. Roberto Jonghi Lavarini
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